i sogni son desideri

kamo58, 19/05/2009 11.08:

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Lo sappiamo, lo sappiamo! So contare io...

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io non so contare...... quanto manca alla fine del racconto?

OTTAVO CAPITOLO

Luca adesso era concentratissimo. Non poteva fallire ora; così vicino al traguardo. Si sentiva come un giocatore prima della finale di un mondiale, o almeno pensava visto che non aveva mai giocato finali di mondiale. Pensava e ripensava, era completamente assorto ed era contento così. Non fece caso al clacson della Punto dietro a lui e continuò il suo viaggio di ritorno verso casa dove stava ritornando con largo anticipo. Voleva rilassarsi e prepararsi bene alla nottata e così fece. Andò a letto presto, senza dare spiegazioni e girandosi su se stesso capì di essere teso al massimo. Vide la radiosveglia passare da un’ora all’altra, sentì arrivare Carlotta,muovere le coperte, sentì rientrare qualcuno nell’appartamento sopra, i rumori delle auto in strada. Niente, non riusciva ad addormentarsi. Attesa, attesa, ancora attesa. Carlotta dormiva beata accanto a lui e lui niente, più il tempo passava più era nervoso. Quando intravide la luce dagli spiragli della finestra capì che era finita, Si rilassò, anche se dentro di se sentiva una delusione incredibile, ed aspettò pazientemente un’ora decente per potersi alzare. Quindi scivolò silenziosamente in bagno per poi andare a preparare colazione. Visto che era sveglio pensò di fare un bel gesto e di portare a Carlotta la colazione a letto. La svegliò carezzandola e poi le sussurrò che era pronta la colazione. Carlotta sorrise stiracchiandosi, poi con voce impastata mormorò:
-Come mai stamani……..?-
-Così, mi sono svegliato presto-
-Grazie amore-
-Di niente- rispose Luca conclusivo.
In effetti era molto scocciato. Si sentiva stanco ma soprattutto deluso della mancata conclusione. E se non avesse più sognato? La storia sarebbe rimasta incompleta, con questa minaccia incombente su tutta l’umanità ancora presente. Preferì scartare quell’evenienza pensò che comunque la storia sarebbe proseguita, bastava rilassarsi un po’. Rilassarsi, sembrava facile. Era mattina presto e lui era già uno straccio. Ci voleva proprio un po’ di relax prima di iniziare la giornata e anche se avesse ritardato, pazienza. Questa sua conclusione fu interrotta dal perentorio squillo del cellulare che lo costrinse, suo malgrado a rispondere:
-(chi cazzo è?) Pronto chi parla?-
-Sono Meneghetti, buongiorno. Disturbo?-
-(si) No, dica pure-
-Voleva sapere se poteva passare di qua al più presto, stamani stesso-
-(e come non, non vedo l’ora) Volentieri, per cos’è Signora?-
- No, volevo rivedere il campionario. Mi ci vorrebbe qualcosa di particolare-
-(lo so io cosa ti ci vorrebbe) Vedrà che troveremo quello che cerca. (Vaffanculo) Arrivederci-
Ma si, in fin dei conti è meglio rituffarsi a capofitto nel lavoro. Almeno smetterà di pensare a quella storia. E ne guadagnerà anche il portafoglio. Certo, farà così, penserà solo al lavoro per tutto il giorno. Con questo fiero proposito Luca si immette nel quotidiano traffico cittadino, tratta con studiata cortesia la signora Meneghetti, finge entusiasmo per lo stiracchiato ordine che trasmette alla ditta. Ma, effettivamente tutto gli appare noioso e monotono, neanche le cosce della Mery qli danno qualche emozione. Comunque grazie a Dio si arriva alla sera e questa volta si va a letto presto no per scelta ma per necessità, tanto è il bisogno di dormire.

che ve lo dico a fare.....

non ce lo dire.......

Per caso continua? Vai che alla fine l'insonnia viene a me per sapere come va a finire.

NONO CAPITOLO

L’ascensore indica con esattezza il piano in cui si trova e Luca calcola che per arrivare al fatidico 10° piano ci vorranno solo pochi secondi. Si meraviglia della facilità con cui è sgattaiolato fino all’ascensore senza essere visto e senza dover inventare qualche scusa a inservienti o guardie giurate. Le porte si aprono e con passo sicuro adesso Luca si dirige verso l’ufficio principale. Passa davanti alla sorridente segretaria che azzarda la classica domanda:
-Buongiorno. Chi……-
-Non si preoccupi devo parlare al “capo”. Anzi veda di non disturbarci- risponde Luca all’attonita segretaria che a bocca aperta lo guarda entrare nell’ufficio del capo.
-Caro n° 34, la stavo aspettando- esclamò il “capo”. Era di spalle dietro la scrivania, in piedi, girato verso l’enorme finestra panoramica da cui vede tutta la città. L’ufficio era grande, arredato moderno, con una bella moquette che dava l’idea di valere più del conto corrente di Luca.
-Sa perché mi piace questa vista? Perché da qui posso vedere tutto quello che succede in ogni angolo della città e così ho la sensazione di poter controllare tutto. E come la torre di un castello nel medioevo. Affascinante, non trova?-
Luca non rispose, non era li per parlare di panorami. Avanzò, si sedette sulla poltrona di pelle e aspettò. Quando il “capo” si voltò, Luca ebbe davanti a se l’immagine di un uomo stanco, vecchio, provato da mille battaglie.
-Ho molto di più di quello che ogni persona sogni di avere, ma lei sa benissimo che il potere è una droga, non basta mai. Di fronte alla sete di potere tutto passa in secondo piano. Si, ho cercato di ucciderla perché lei era l’ultimo ostacolo, l’unica persona che mi poteva impedire di usare la formula. Ma in fondo ho molta ammirazione per lei, ammirazione e rispetto visto il valore che ha dimostrato. Ed allora le farò l’ultima proposta: quanti soldi le danno?- Luca si aspettava una proposta del genere.
-Neanche una lira-
-Lo immaginavo. Lei è un vero eroe, non è vero? Io potrei farla ricco…..-
-Non mi interessa-
-Immaginavo anche questo. Mi dica,che cosa la spinge a rischiare la vita per niente quando potrebbe essere ricco facendo la stessa cosa?-
-Poter guardare in faccia le persone a cui voglio bene fiero di me stesso. Fiero di essere stato una persona giusta come loro pensano che io sia,fiero di non aver tradito me stesso per un monte di stupide banconote. Il “capo”lo guardò,si sedette con aria pensosa,poi disse
-La invidio. Probabilmente,dentro di lei,lei è molto più ricco e felice di quanto non lo sia io-
-Mi consegni la formula e capirà come ci si sente-
-Sa quante persone ho ucciso per quella formula,caro 34?Ed ora pensa che io gliela consegni così,senza resistenza?-
-Ci spero. Almeno ci provo-
Il “capo” chiuse gli occhi e sospirò.
-Sono troppo vecchio. Qualche anno fa avrei già cercato di piazzarle una pallottola in piena fronte. Ma non sarebbe giusto. In fondo i buoni vincono sempre non è così?Sono i cattivi che perdono,giusto?-
-Prima o poi-
-La formula è lì sulla scrivania. Io fra due ore sarò dove nessuno mi potrà trovare,nemmeno lei-
Luca lo guardò e per un attimo ebbe ammirazione per quell’uomo. Criminale,assassino sì,ma d’onore. Si alzò prese la formula e senza dire niente se ne andò. Nessuno cercò di fermarlo. Giunto in strada cercò subito con gi occhi una volante della polizia. A trovò e la fermò. Grazie ai codici che la SSD gli aveva messo a disposizione poteva spiegare subito facilmente la situazione e far intervenire gli agenti prima che il “capo” si volatilizzasse.
-Buongiorno. In cosa possiamo essere utili?-
Luca estrasse un tesserino con tutti i codici necessari. Li lesse mentalmente. Guardò gli agenti e cominciò:
-Senta ….io- ma improvvisamente si bloccò.
-Mi dica- ribattè l’agente.
Luca respirò profondamente,si girò verso l’enorme palazzo,pensò a tutte le persone morte per quella formula,a tutte le persone che per quella formula avrebbero potuto uccidere ancora.
-Io volevo sapere dove si trova piazza del comune,sa ho un appuntamento-
Il poliziotto,poco convinto,gli spiegò la strada.
-Deve andare in comune?-
-No,non credo-rispose esitante.
-A che numero?-incalzò l’agente.
-34-rispose di getto Luca.
Poi ringraziò e scappò via sotto gli occhi sospettosi dei poliziotti. Si diresse verso la SSD,anche se mai come ora era combattuto. Arrivò alla porta,guardò l’ora. Era passata solo mezzora. Fece per entrare,poi si fermò. Scuotendo il capo tornò sui suoi passi e si diresse verso il bar di fronte.
Quando uscì era ormai buio. L’ufficio era ormai deserto,ma nella stanza in fondo l’uomo era sempre lì,con i suoi occhiali sempre ciondolanti.
-34-disse scattando in piedi-ce l’hai fatta?-
Luca buttò la formula sulla scrivania,l’uomo la raccolse subito e la lesse inforcando finalmente gli occhiali. Quindi prese il telefono e fece convergere gli agenti all’indirizzo che aveva letto.
Luca pensò che era tutto inutile e immaginò il “capo” già sdraiato a prendere il sole con una bibita in mano.
-34,quello che hai fatto è stato incredibile. Come possiamo ripagarla?-
-Scordatevi di me!-rispose.
Voleva solo andarsene e così fece. Nessuno lo ostacolò e lui tornò a casa. La camera era ormai inondata di luce. Carlotta era in cucina a preparare colazione e Luca,coperto dalle lenzuola respirò soddisfatto. Ce l’aveva fatta. Tutto era finito bene. Sì,era solo un sogno ma lui era stato grande.
Si alzò,felice saltellò per la casa,toccò il sedere a Carlotta,se ne andò a lavorare contento come non mai. La giornata fu buona,gli affari anche. Ma nel viaggio di ritorno ebbe un lampo. Era così sicuro che fosse tutto finito? Sì,il “capo” non lo avrebbe più cercato,ma chissà,in fondo in un sogno tutto può succedere! Al diavolo,comunque se la sarebbe cavata. Il clacson della Punto dietro a lui lo riportò alla realtà e,in un clima di curiosità e attesa,Luca arrivò così alla sera.


ci siamo quasi

Bello e avvicente e io continuo a contare.

Sancho, la storia è così ben scritta e cattura, si resta appesi per sapere come si svilupperà. C'è un piccolissimo appunto, che vorrei segnalarti, con tanta umiltà, perchè odio chi si mette in cattedra. Secondo me renderebbe più scorrevole questa frase:

-Ho molto di più di quello che ogni persona sogni di avere, ma lei sa benissimo che il potere è una droga, non basta mai. Di fronte alla sete di potere tutto passa in secondo piano.

Toglierei quella in neretto, che sarebbe una puntualizzazione ma secondo me è una ripetizione. Quello che ho imparato scrivendo e leggendo consigli di chi scrive, è che meno si spiega, meglio è. Si accenna e si fa comprendere di cosa parli, il resto lo mette il lettore.
Quando scrivo, nel correggere, di solito tolgo molte frasi, lavoro per sottrazione come si dice nell'ambiente. Metto solo l'essenziale.
Scusami ci tengo a non apparire una rompiscatole saccente ma è proprio perchè questa storia mi piace molto che volevo darti una mano a renderla migliore.

Sancio sono ormai in attesa di conoscere la fine.......

ed è un consiglio che da te accetto volentieri....con umiltà..
ah scusa ..dr,oste....come si fa a bannare questa????

sancio panza, 21/05/2009 14.17:

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ed è un consiglio che da te accetto volentieri....con umiltà..
ah scusa ..dr,oste....come si fa a bannare questa????

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Guarda che la prossima volta mi porto la matita rossa.

DECIMO CAPITOLO

La mattina entrò dalla solita finestra,con i soliti fasci di luce che baciavano il letto. Erano le dieci e voltandosi vide Carlotta rotolarsi nel letto. Pensò che era sabato e tutto andava bene.
Due giorni di riposo,a spasso con Carlotta,poi avrebbe iniziato una settimana di lavoro tranquillamente,andando magari subito dalla Mery. Sì,in fondo andava bene così,era questa la vita che gli piaceva,quella dell’agente segreto era meglio lasciarla al sogno. Carlotta nel frattempo si era svegliata ed accortasi che Luca era sveglio si era rivolta a lui:
-Che c’è caro? Come mai già sveglio?-
-Così…-
Luca la guardò e la vide ancora più bella del solito.
-Senti- riprese- pensavo,visto che è sabato,che ne dici di rotolarsi tutto il giorno nel letto,magari senza mutande?-disse con sorrisetto malizioso. Carlotta lo guardò sorridente e lo abbracciò forte dando il via ad una mattinata di grande soddisfazione per entrambi. Poi Luca si riaddormentò.
Quando si svegliò, si voltò verso la radio-sveglia e,con grande sorpresa vide che erano le dieci. Carlotta si rotolava nel lett. Luca sbuffò scocciato. Carlotta se ne accorse,si girò verso di lui.
-Amore,ancora sogni strani?-
Luca la guardò,sorrise e disse:
-No,non strani,belli. Il più bel sogno della mia vita!-
-Bene,sono contenta. I sogni son desideri! Che hai sognato?-
-I Sogni Son Desideri?....SSD!!!!!-
-Eh?-
-No,dicevo,non sempre lo sono-
-Ma cosa stai dicendo?-
-Lascia perdere. Piuttosto pensavo…..visto che è sabato,che ne dici di rotolarsi tutto il giorno nel letto….-
-Magari senza mutande!!- proseguì maliziosa Carlotta.
Luca la guardò,annuì sorridente e l’abbracciò forte. Sentì un brivido. La sua vita gli piaceva più di tutti i sogni,perché la sua era proprio una vita da sogno.

FINE

Bravissimo Sancio e bellissimo il racconto

Bravo! Bravo!