Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
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Comicità e dintorni........

Ultimo Aggiornamento: 23/06/2010 08:25
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24/02/2009 13:15

Comincio con uno degli ultimi libri letti, un libro scritto da una coppia che racconta i piccoli episodi di vita quotidiana visti prima da lei e poi da lui......Il libro è divertente e di sano relax.....

Doppio misto. Autobiografia di coppia non autorizzata
di Claudio Bisio; Sandra Bonzi

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26/02/2009 22:01

volevo segnalare un libro che ha avuto un merito tutto suo:mi ha fatto scoprire il piacere della lettura,dopo anni in cui la scuola non mi spronava certo a leggere.Elianto di stefano benni mi fu regalato da amici come regalo di compleanno e subito mi conquistò,con le situazione surreali,i giochi di parole e le situazioni leggere ma dagli abbondanti doppi sensi.
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03/03/2009 21:21

Segnalo la trilogia di uno scrittore Irlandese Brendan O'Carroll si parte con "Agnes Browne Mamma" si prosegue con "I Marmocchi di Agnes" per finire con "Agnes Browne Nonna". Racconta la storia di Agnes (splendido il ritratto che l'autore ne fa) e dei suoi figli il tutto in maniera estremamente divertente, meravigliose sono le atmosfere di Dublino e le persone che vi abitano. Il migliore come sempre è il primo della trilogia, ma anche gli altri sono molto belli.

[Modificato da dr.oste 03/03/2009 21:27]
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10/04/2009 11:00

Non è graffiante come in video ma i suoi ritratti di vita, in particolare questo sulle coppie sono spassosi.......lei come al solito se la prende con tutto e tutti, in maniera molto diretta........"Luciana Littizzetto"

[Modificato da dr.oste 10/04/2009 11:01]
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10/04/2009 11:12

Re:
sancio panza, 26/02/2009 22.01:

volevo segnalare un libro che ha avuto un merito tutto suo:mi ha fatto scoprire il piacere della lettura,dopo anni in cui la scuola non mi spronava certo a leggere.Elianto di stefano benni mi fu regalato da amici come regalo di compleanno e subito mi conquistò,con le situazione surreali,i giochi di parole e le situazioni leggere ma dagli abbondanti doppi sensi.



Confermo, l'ho letto anch'io e mi è piaciuto tanto, quel Brot, diavolo pestilenziale mi faceva rotolare dalle risate.


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16/04/2009 17:22

Più che di un libro, vorrei parlare di un autore: Achille Campanile.



Nato a Roma nel 1899 e morto nel 1977. E' stato, scrittore, giornalista, drammaturgo molto celebre per il suo umorismo surreale legato a giochi di parole. Le sue opere sono molteplici non le citerò, tutti possono fare una ricerca. Metterò invece un suo celebre brano che fa capire molto bene il suo stile.

La rivolta delle sette sette alle sette di seraù

La cosa più strana, circa l'avvenimento di cui hanno scritto i giornali e che va sotto il nome di rivolta delle sette, è che essa era stata fissata per le sei. Ma in realtà poteva essere fissata per un'ora qualsiasi, poichè per sette s'intendeva non l'ora, ma le associazioni segrete che pullulano in quel paese. Sette, plurale di setta.

Purtroppo, finchè c'è una sola setta, tutto va liscio; ma, quando esse cominciano a moltiplicarsi, si salvi chi può. E questa fu causa non ultima dei guai a cui andò incontro il moto insurrezionale.

Difatti gli organizzatori fissarono la sommossa, come detto, per le sei di pomeriggio. Ora comoda, nè troppo presto, nè troppo tardi, che permetteva a tutti di parteciparvi senza scombussolare nè l'orario d'ufficio nè quello della cena. I congiurati si passarono la voce, come è buon uso nelle congiure; e del resto non si può fare diversamente in questi casi, e bisogna farlo con le dovute cautele. Un congiurato, passando accanto a un altro, mormorava in fretta, senza guardarlo, per non dare nell'occhio agli altri passanti:

"Ci vediamo alla rivolta delle sette".

L'altro credeva che alludesse non alle associazioni, ma alle ore. Nè, del resto, poteva stare a domandare spiegazioni, anzi doveva filar via come niente fosse. Così pure si svolgevano dialoghi di questo genere:

"Anche tu fai parte della rivolta..."

"...delle sette, sì."

E i capi facevano circolare l'ordine: "Domani tutti alla rivolta delle sette! Nessuno manchi!".

Conclusione: la maggior parte dei congiurati si presentò alle sette invece che alle sei. Voi capite che, in una faccenda di questo genere, un ritardo può essere fatale. Determinò il fallimento. Fu per questo che, in un successivo tentativo, l'ora della rivolta fu fissata, a scanso di equivoci, per le sette. Col che gli organizzatori ottennero che, nominando soltanto il moto sedizioso, si diceva contemporaneamente anche l'ora per cui era fissato e, d'altro canto, dicendo l'ora, si indicava anche a quale moto si alludeva, con evidente risparcio di tempo e di spesa, per tutto quello che si riferisce a stampati, circolari, ecc. Alcuni più pignoli dicevano:

"La rivolta delle sette delle sette".

Ora bisogna sapere che le sette, in quel paese, erano una ventina, ma alla rivolta partecipavano solo sette di esse, e non tra le più importanti. Quindi fu necessario dire: "La rivolta delle sette sette" oppure: "La rivolta delle sette sette delle sette".

Ciò anche quando, prevalendo la tendenza unificatrice, le sette si ridussero a sette.

Ogni setta era composta da sette membri, i quali erano chiamati i sette delle sette sette, e il loro moto sovversivo si chiamò la rivolta dei sette delle sette sette delle sette,

La cosa grave è che c'era un'altra rivolta, o meglio una controrivolta, un movimento reazionario, insomma, i cui promotori nulla avevano a che fare con la prima e anzi erano contro di essa e contro ogni setta.

Disgraziatamente questi, ignorando che l'altra rivolta era fissata per le sette, fissarono per la stessa ora anche la loro. Non vi dico quello che successe fra i congiurati delle due parti, che fecero confusioni tremende, sicchè gli antisette finirono tra le sette, verso le sette e mezzo, e le sette, fra gli antisette alle sette.

La controrivolta si chiamò la rivolta delle sette degli antisette contro la rivolta dei sette delle sette sette delle sette.

In attesa che essa scoppiasse, i congiurati giocavano a tressette. E questi giochi passarono alla storia come i tressette della rivota antisette delle sette, contro quella dei sette delle sette sette delle sette.

Un caso curioso avvenne quando uno dei sette congiurati della rivolta delle sette contro quella dei sette delle sette sette, giocando a tressette verso le sette, si fece un sette ai pantaloni: e questo si dovette chiamarlo il sette del tressette d'uno dei sette della rivolta antisette delle sette contro quella dei sette delle sette sette delle sette.

(Achille Campanile)
[Modificato da kamo58 16/04/2009 17:22]
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16/04/2009 17:39

ho mal di testa..

bergonzoni è un ragazzino....
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16/04/2009 17:42

Il bello di questo brano, è il gioco di parole. Per stargli dietro, ho più volte riletto, le frasi, parola per parola. Alla fine se ci entri fa parecchio ridere.
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16/04/2009 17:47

lo leggerò sette volte....
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16/04/2009 18:38

io mi metto a leggerlo alle sette.......
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16/04/2009 19:20

Sì ma lo dovete leggere alle sette della sera.
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16/04/2009 20:10

Allora alle sette di sera, lo leggiamo sette volte e ci mettiamo a leggerlo in sette!!!!!
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16/04/2009 21:42

si
io brontolo caccolo nespolo pispolo popolo e tastalo
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17/04/2009 15:01

Re:
sancio panza, 16/04/2009 21.42:

si
io brontolo caccolo nespolo pispolo popolo e tastalo




sicuramente un po' più quello. [SM=g1807565]
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19/04/2009 13:02

Altro brano di Campanile:

La quercia del Tasso

Quell’antico tronco d’albero che si vede ancor oggi sul Gianicolo a Roma, secco, morto, corroso e ormai quasi informe, tenuto su da un muricciolo dentro il quale è stato murato acciocché non cada o non possa farsene legna da ardere, si chiama la quercia del Tasso perché, avverte una lapide, Torquato Tasso andava a sedervisi sotto, quand’essa era frondosa.
Anche a quei tempi la chiamavano così.
Fin qui niente di nuovo. Lo sanno tutti e lo dicono le guide.
Meno noto è che, poco lungi da essa, c’era, ai tempi del grande e infelice poeta, un’altra quercia fra le cui radici abitava uno di quegli animaletti del genere dei plantigradi, detti tassi.
Un caso.
Ma a cagione di esso si parlava della quercia del Tasso con la “t” maiuscola e della quercia del tasso con la “t” minuscola. In verità c’era anche un tasso nella quercia del Tasso e questo animaletto, per distinguerlo dall’altro, lo chiamavano il tasso della quercia del Tasso.
Alcuni credevano che appartenesse al poeta, perciò lo chiamavano “il tasso del Tasso”; e l’albero era detto “la quercia del tasso del Tasso” da alcuni, e “la quercia del Tasso del tasso” da altri.
Siccome c’era un altro Tasso (Bernardo, padre di Torquato, poeta anch’egli), il quale andava a mettersi sotto un olmo, il popolino diceva: “E’ il Tasso dell’olmo o il Tasso della quercia?”.
Così poi, quando si sentiva dire “il Tasso della quercia” qualcuno domandava: “Di quale quercia?”.
“Della quercia del Tasso.”
E dell’animaletto di cui sopra, ch’era stato donato al poeta in omaggio al suo nome, si disse: “il tasso del Tasso della quercia del Tasso”.
Poi c’era la guercia del Tasso: una poverina con un occhio storto, che s’era dedicata al poeta e perciò era detta “la guercia del Tasso della quercia”, per distinguerla da un’altra guercia che s’era dedicata al Tasso dell’olmo (perché c’era un grande antagonismo fra i due).
Ella andava a sedersi sotto una quercia poco distante da quella del suo principale e perciò detta: “la quercia della guercia del Tasso”; mentre quella del Tasso era detta: “la quercia del Tasso della guercia”: qualche volta si vide anche la guercia del Tasso sotto la quercia del Tasso.
Qualcuno più brevemente diceva: “la quercia della guercia” o “la guercia della quercia”. Poi, sapete com’è la gente, si parlò anche del Tasso della guercia della quercia; e, quando lui si metteva sotto l’albero di lei, si alluse al Tasso della quercia della guercia.
Ora voi vorrete sapere se anche nella quercia della guercia vivesse uno di quegli animaletti detti tassi.
Viveva.
E lo chiamarono: “il tasso della quercia della guercia del Tasso”, mentre l’albero era detto: “la quercia del tasso della guercia del Tasso” e lei: “la guercia del Tasso della quercia del tasso”.
Successivamente Torquato cambiò albero: si trasferì (capriccio di poeta) sotto un tasso (albero delle Alpi), che per un certo tempo fu detto: “il tasso del Tasso”.
Anche il piccolo quadrupede del genere degli orsi lo seguì fedelmente, e durante il tempo in cui essi stettero sotto il nuovo albero, l’animaletto venne indicato come: “il tasso del tasso del Tasso”.
Quanto a Bernardo, non potendo trasferirsi all’ombra d’un tasso perché non ce n’erano a portata di mano, si spostò accanto a un tasso barbasso (nota pianta, detta pure verbasco), che fu chiamato da allora: “il tasso barbasso del Tasso”; e Bernardo fu chiamato: “il Tasso del tasso barbasso”, per distinguerlo dal Tasso del tasso.
Quanto al piccolo tasso di Bernardo, questi lo volle con sé, quindi da allora quell’animaletto fu indicato da alcuni come: il tasso del Tasso del tasso barbasso, per distinguerlo dal tasso del Tasso del tasso; da altri come il tasso del tasso barbasso del Tasso, per distinguerlo dal tasso del tasso del Tasso.
Il comune di Roma voleva che i due poeti pagassero qualcosa per la sosta delle bestiole sotto gli alberi, ma fu difficile stabilire il tasso da pagare; cioè il tasso del tasso del tasso del Tasso e il tasso del tasso del tasso barbasso del Tasso.

Achille Campanile


Ora divertitevi con il nuovo rompi capo [SM=g1807565]
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21/07/2009 12:36

Re:
sancio panza, 26/02/2009 22.01:

volevo segnalare un libro che ha avuto un merito tutto suo:mi ha fatto scoprire il piacere della lettura,dopo anni in cui la scuola non mi spronava certo a leggere.Elianto di stefano benni mi fu regalato da amici come regalo di compleanno e subito mi conquistò,con le situazione surreali,i giochi di parole e le situazioni leggere ma dagli abbondanti doppi sensi.




Siccome lo hai inserito sia qui che tra i tuoi 10 libri preferiti........sono andato in biblioteca e me lo sono preso........l'ho cominciato e le prime cento pagine confermano quello che hai scritto.......
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23/06/2010 08:25

Il Nipote del Negus - Andrea Camilleri

Lo inserisco qui perchè è un libro che mi ha divertito molto è la classica commedia degli equivoci.
Quando obbedire senza chiedersi se si sta facendo la cosa giusta porta l'intera classe dirigente di un paese al ridicolo. E' un libro che potrebbe benissimo essere adattato ai giorni nostri, un periodo pieno di servi sciocchi che usano "Obbedir, Tacendo". Ci si fanno tante risate davanti alla stupidità e ottusità dei piccoli servitori del Potente di turno.



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