Ogni gioco di gruppo, iniziava invariabilmente con la conta.
Le conte della nostra infanzia, quelle che si facevano prima dei giochi, quelle che si litigava per chi le doveva fare, finendo quasi sempre per fare la conta, per chi doveva fare la conta, quelle che servivano per designare qualcuno a fare qualcosa, sono state centinaia, molte note, diffuse e continuamente re-inventate, molte frutto della fantasia estemporanea di noi bambini. Eccovi alcuni esempi: "ponte ponente ponte ppì tappe tapperugia, ponte ponente ponte ppì tappe tapperì"; "ambarabà ciccì coccò tre civette sul comò che facevano l'amore con la figlia del dottore il dottore si ammalò ambarabà ciccì coccò" e finiva con che toc-che-reb-be pre-ci-sa-men-te a te che sei la figlia del re e della regina e ad ogni sillaba veniva indicata una di noi.
Una volta stabilito chi avrebbe dovuto girare la corda e chi doveva saltare, si iniziava a saltare contando il numero più alto di salti, che ognuna riusciva a fare senza inciampare nella corda.
Coi maschi giocavamo a nascondino. Scelta la cosiddetta "tana" (un tronco d'albero o il muro di una casa) si designava chi doveva "stare sotto" tramite la "conta". Il prescelto doveva poi contare ad occhi chiusi fino ad un numero concordato tutti insieme (30, 40, 50 anche 100, anche di più) mentre gli altri partecipanti al gioco andavano a nascondersi. Una volta concluso di contare, chi "stava sotto" iniziava a cercare i compagni di gioco. Avvistatone uno doveva gridarne il nome (a volte anche toccarlo) e correre fulmineamente verso la "tana" insieme al giocatore appena scoperto. Il primo dei due che raggiungeva la "tana" doveva toccarla e gridare a squarciagola "tana!". Di conseguenza il meno veloce dei due doveva "stare sotto" a sua volta e riprendere la caccia ai giocatori nascosti. Chi riusciva a raggiungere la "tana" con successo poteva così gustarsi il resto del gioco da puro spettatore. L'obiettivo dei giocatori nascosti era di cercare di lasciare i rifugi senza essere visti o toccati e di raggiungere il punto di tana gridando "tana" per liberare sé stessi, oppure il favoloso "tana liberi tutti". Ogni mano si concludeva quando tutti i giocatori erano stati scoperti e ne restava uno "sotto", non necessariamente quello che era stato designato inizialmente con la conta.
Regina Reginella gioco di gruppo anche questo. Scopo del gioco: raggiungere un giocatore (Regina). A turno ogni giocatore doveva recitare la seguente cantilena: "Regina, reginella:quanti passi devo fare per arrivare al tuo castello, con la fede e con l'anello?" La Regina decideva allora di quanti e quali passi può avanzare il giocatore. I passi erano ispirati agli animali. Quindi erano ambitissimi i passi da Elefante (enormi) o da Leone e ben poco ambiti quelli da formica (piccolissimi) o quelli da gambero (passi all'indietro). Il giocatore che a fine percorso raggiungeva la regina vinceva e sostituiva la regina nel giro successivo.
Stralcio di un mio articolo preso da:
La mia Garbatella blog di un mio amico sul quartiere dove sono nata.
[Modificato da kamo58 29/03/2009 19:21]